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L’inizio del “Kaki Tree Project”​

Grazie a “Increspature sull’acqua ‘95” molti vennero a conoscenza della seconda generazione degli alberi discendenti dal kaki colpito dalla bomba atomica. L’incontro con l’albero di kaki spinse l’artista Tatsuo Miyajima ad andare oltre: “Aprirsi alla consapevolezza della pace. Accettare l’innata bontà dell’essere umano. Se si crede in ciò, l’arte diventa mezzo per aumentare questa consapevolezza. Attraverso l’albero di kaki voglio trasmettere al maggior numero di persone l’importanza della pace e la dignità della vita”. La raccolta delle domande di adozione degli alberelli di kaki di seconda generazione ebbe inizio durante la mostra d’arte. I sostenitori dell’iniziativa continuavano ad aumentare e l’anno successivo nacque il comitato esecutivo del movimento, denominato “Revive Time – Kaki Tree Project”. Così ebbe inizio questo movimento che si propone di spedire pianticelle di kaki di seconda generazione provenienti dal kaki colpito dalla bomba atomica sia nelle scuole elementari e medie del Giappone che in quelle in tutto il mondo. E ben presto questo movimento si estese in modo inaspettato.

Si prendono delle pianticelle di kaki di seconda generazione provenienti dal kaki danneggiato dalla bomba atomica e si consegnano ai bambini del Giappone e di tutto il mondo perché le facciano crescere nel luogo dove sono state trapiantate. La prima piantumazione di “Revive Time – Kaki Tree project” si tenne il 5 Marzo 1996 presso la scuola elementare Ryuhoku, nel distretto di Taito, a Tokyo. Yuko Hatakeyama, professoressa della prima sezione del terzo anno, aveva letto un articolo sulla ricerca di genitori adottivi per le pianticelle di kaki e con i suoi 16 allievi fece domanda di adozione: “Vorremmo aiutare a crescere le pianticelle di kaki con queste nostre mani”. Le due pianticelle donate furono trapiantate in un angolo del cortile della scuola e celebrate con una cerimonia a cui parteciparono tutti gli allievi di tutte le classi e che prese il nome di “Meet the KAKI”. Come da suggerimento degli studenti, le due pianticelle vennero rispettivamente battezzate con i simpatici nomi “Kaki-kaki kun” e “Yume-kaki chan”. Il primo nome indicava il kaki di seconda generazione, figlio dell’albero vittima della bomba atomica. Al secondo albero, invece, denominato Yume (Sogno), i ragazzi intendevano affidare i loro sogni. In seguito alla piantumazione, Tatsuo Miyajima tenne un workshop per i bambini del terzo anno, workshop che sarebbe diventato per loro un ricordo speciale. Miyajima disegnò i due alberi di kaki come avrebbero dovuto diventare in dieci anni e vi incastonò dei medaglioni a led che si illuminavano ad intermittenza. Ciascuno dei 16 bambini scrisse il proprio nome su due dei medaglioni, uno dei quali poteva essere regolato a piacere per quanto riguarda la velocità di intermittenza della luce. I ragazzi promisero inoltre che dopo dieci anni sarebbero ritornati per regolare la velocità di intermittenza dell’altro medaglione a led. Anche dopo la piantumazione, i bambini continuarono a prendersi cura con molto impegno delle pianticelle di kaki, e lo fecero fino all’ultimo giorno di scuola elementare. Sono rimaste alcune loro espressioni: “Voglio continuare a prendermi cura dell’albero di kaki” e “Nei momenti difficili cerco di pensare alla storia di questi kaki e mi faccio forza!”.

Il movimento per le piantumazioni delle pianticelle di kaki di seconda generazione andava pian piano estendendosi in tutto il paese e finalmente, nel 1998, arrivò anche all’estero. L’occasione si presentò quando Tatsuo Miyajima fu invitato a prendere parte alla mostra “Il bordo della consapevolezza” che si sarebbe tenuta da maggio a luglio nella sede dell’Organizzazione mondiale della sanità a Ginevra, in Svizzera. Miyajima propose di presentare “Revive Time – Kaki Tree Project” con una piantumazione. La cerimonia ebbe luogo il 18 aprile. Prima dell’inizio della cerimonia di apertura della mostra furono piantate delle pianticelle di kaki di seconda generazione nel vasto giardino davanti alla sede principale del WTO, situata nel centro della città. E ciò fu reso possibile grazie agli sforzi di Adelina Von Fustemberg, organizzatrice della mostra, che si adoperò per poter realizzare il progetto di Miyajima. Alla cerimonia presero parte Tatsuo Miyajima, Masayuki Ebinuma e la figlia Hitomi, arrivati appositamente dal Giappone.

Il violinista americano Michael Galasso, venuto dall’Italia, si esibì suonando un brano musicale che aveva composto per l’occasione: “Una composizione originale per l’albero di kaki”, mentre i bimbi di Ginevra presenti aiutavano a piantare gli alberelli con delle piccole pale. Furono letti i messaggi inviati rispettivamente dal governatore e dal sindaco della città di Nagasaki, e fu presentata la “Campana della pace”. Durante tutto il periodo della mostra, una lavagna fu posizionata dietro le pianticelle di kaki di Nagasaki trapiantate. Era la “Lavagna dei kaki”. Su questa, tutti i partecipanti alla mostra, sia gli artisti, sia gli appassionati di arte che tutti i cittadini di Ginevra, poterono scrivere dei messaggi di pace. In brevissimo tempo la lavagna fu completamente riempita di messaggi. Nel settembre dello stesso anno questa mostra d’arte ebbe luogo anche nel quartier generale delle Nazioni Unite di New York, a dicembre a San Paolo, in Brasile, e nel marzo dell’anno successivo (1999) a Nuova Delhi, in India. Furono anche selezionati genitori adottivi per le pianticelle di kaki e tutto ciò servì da stimolo alla diffusione della conoscenza di “Kaki Tree Project”.

Dopo poco arrivò una richiesta di adozione per una pianticella di kaki da Strasburgo, Francia. Due anni prima, alla festa per l’inaugurazione della mostra di Miyajima a Parigi, presso la “Fondazione Cartier di Arte Contemporanea”, l’artista giapponese aveva parlato del “Kaki Tree Project” a Chaterine Grout, storica dell’arte. La signora Grout che in passato aveva partecipato a molti progetti artistici che avevano per oggetto la natura e la città, aveva mostrato un profondo interesse per il “Kaki Tree Project” e in quella occasione i due avevano avuto una preziosa occasione per scambiarsi le opinioni sulle guerre atomiche, sugli esperimenti nucleari e le loro implicazioni con l’arte stessa. In seguito, l’artista di Strasburgo Michel Krieger, che era venuto a conoscenza del kaki di seconda generazione dalla Grout, ne divenne un sostenitore ardente. Egli infatti affermava che “Visto che durante la Grande Guerra Strasburgo, città di confine tra Germania e Francia, era stata pesantemente colpita dai bombardamenti, avrebbe dovuto ospitare un albero di kaki di seconda generazione!”. Questo suo entusiasmo contagiò l’intera città ed arrivò agli organi del Municipio e all’Accademia di Belle Arti. Quando il 12 Aprile 1998, il giorno stesso della piantumazione, i membri del comitato esecutivo del “Kaki Tree Project” visitarono la città, sentirono profondamente il calore e l’energia delle persone che si erano mosse per rendere possibile il progetto. E fu proprio in questo modo che iniziarono a diffondersi in tutto il mondo i sostenitori del “Kaki Tree Project”.

Anche se il “Kaki Tree Project” era un po’ alla volta sempre più conosciuto, nel mondo dell’arte contemporanea continuò per molto tempo ad essere trattato come un elemento eterodosso. Si può tranquillamente affermare che alcune delle opere di Miyajima non furono nemmeno considerate opere d’arte. Alcune furono persino tacciate di “Non essere arte”. Nonostante non ne traesse nulla di vantaggioso per la sua arte, Miyajima, colpito nel profondo del cuore dall’albero di kaki, continuava comunque ad essere coinvolto ed attirato da questo progetto. Fino a quando nel 1999, arrivò per lui in Italia la grande svolta. In seguito alla mostra “Increspature nell’acqua ‘95” il mondo dell’arte aveva duramente criticato il progetto, ma la situazione si capovolse quando l’albero di kaki di seconda generazione dalla bomba atomica partecipò come opera d’arte alla centenaria Mostra Internazionale di arte “La Biennale”, a Venezia. Nella primavera del 1999, Miyajima fu scelto per esporre le sue opere nel padiglione del Giappone alla Biennale. Egli scelse di esporre la sua opera intitolata “Mega Death”, a rappresentare una sintesi di quello che era stato il ventesimo secolo, ed in contrasto con questo propose al commissario del padiglione Jun’ichi Shiota di esporre il “Kaki Tree Project” come opera che simboleggiasse invece la vita. Una pianticella di kaki di seconda generazione fu situata al centro del piano terra del padiglione per presentare le attività del progetto e coloro che nel passato vi avevano preso parte. Furono inoltre esposte opere realizzate durante i vari workshop e quelle realizzate per il progetto stesso. Furono inoltre qui reclutati nuovi aderenti al progetto.

Scoperto il progetto alla Biennale dell’Arte di Venezia, nella primavera del 2000 un figlio del kaki di Nagasaki è stato trapiantato nel giardino del museo di Santa Giulia a Brescia. Nel Bresciano, alla fine del 2014, ce ne sono altri 36.